Visita alla chiesa di Sant’Agnese

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INTRODUZIONE

La Chiesa di S.Agnese è divenuta “sussidiaria”della Parrocchiale di S.Lorenzo da circa duecento anni, cioè dalla soppressione dell’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino, decretata il 23 Giugno 1798 dalla Repubblica Cisalpina. Prima di allora, e precisamente dal 1351, Sant’Agnese era chiesa del complesso monastico degli Agostiniani, un ordine religioso dedito agli studi, osservante della Regola dettata da S.Agostino ed assai vicina al Pontefice romano.

Nel 1393 venne inviato a Lodi dallo “studio” di Pavia, su proposta di Gian Galeazzo Visconti, un vescovo agostiniano, Bonifacio Bottigella, che resse la diocesi fino al 1404: è a lui che dobbiamo l’ampliamento del monastero e la costruzione della Chiesa, che riflette quindi il momento di maggiore purezza dell’architettura gotica lombarda.

La facciata che presenta caratteri simili a quella di S.Lorenzo ed è coeva, se ne differenzia tuttavia per la più accentuata verticalità, sottolineata dalle due slanciate monofore a sesto acuto, poggianti su di una fascia marcapiano ad archetti intrecciati, gli esili pinnacoli-acrotéri del frontone, la decorazione con “scodelle” in terracotta policroma e la ricca decorazione in cotto che cinge il portale: quest’ultima, però, è un rifacimento tardo-ottocentesco di sapore neogotico, come l’affresco nella lunetta con Santa Agnese.

L’originale abside poligonale, illuminata da due monofore, è visibile soltanto dal chiostro, come pure la bellissima torre campanaria a due ordini, percorsa da sottili lesene verticali, assai simile al campanile della cattedrale.

L’interno, a tre navate di pari altezza, presenta la caratteristica struttura “a sala” (detta anche “Hallenckirche”) di tradizione nordica, con tre navate per parte, a sesto acuto e copertura a crociera, rette da snelli pilastri cilindrici in laterizio . La struttura architettonica è ancora pressoché integra, malgrado sia stata più volte ricoperta da strati di intonaco; non altrettanto si può dire delle testimonianze pittoriche. Affiorano peraltro numerosi frammenti d’affresco, sufficienti a lasciar intravedere l’interesse e la qualità di quella cultura figurativa tardogotica così ampiamente testimoniata dalle pitture votive di San Francesco e del Duomo di Lodi.

Nella navata destra, ai lati della porta di accesso alla sala del Capitolo degli Agostiniani (oggi Sala San Giovanni), sono leggibili i frammenti di un ciclo della passione con il Cristo portacroce ed una scena di martirio, che richiama dappresso il patetismo narrativo di Michelino da Besozzo. Un altro affresco emerso piuttosto recentemente nella cappella absidale a sinistra dell’altar maggiore, raffigurante la Vergine col Bambino fra S. Agostino e Santa Caterina da Siena, dapprima attribuito al Bergognone, ora viene piuttosto ricondotto a Matteo della Chiesa, pittore pavese attivo anche all’Incoronata di Lodi. Soltanto una campagna generale di restauri potrebbe mettere a nudo la decorazione originaria, che molto probabilmente si estende anche alla parete sinistra e all’abside: qui ora si notano due affreschi seicenteschi nei lunettoni sovrastanti il coro, raffiguranti S.Agostino che predica e S.Agostino morente, attribuiti dall’Agnelli ad un F.C.N. Zerbi di Lodi, pittore di cui nulla si conosce (e che potrebbe essere piuttosto il nome del committente), mentre una superstite “vela” dell’abside, con la gloria di Sant’Agnese, è stata strappata e riportata su tela.

Gioiello pittorico di Sant’Agnese è il Polittico Galliani, di Alberto Piazza, che in origine doveva essere la pala dell’altar maggiore, collocata in seguito nella prima cappella della navata destra. E’ databile al 1520, e rappresenta nello scomparto centrale Sant’Agostino mentre fustiga gli eretici. Una descrizione dettagliata dell’opera, nella sua complessa architettura simbolica e stilistica si trova nella scheda illustrativa esposta di fronte al Polittico.

Fra i molti tesori artistici di questa Chiesa, vanno senza dubbio citati il trittico a bassorilievo in terracotta raffigurante il Cristo di pietà fra i Santi Cristoforo e Martino e un committente, sulla parete della navata destra, sopra la porta della attuale Sala San Giovanni, ed il Crocefisso ligneo quattrocentesco ancora di gusto tardogotico, che campeggia sulla parete centrale dell’abside.

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